Che cosa ha deciso la procura di Milano su Banca Progetto, che cosa c’entra la banca pubblica Mcc di Invitalia (Mef) con Banca Progetto e che cosa ha detto l’amministratore delegato dell’istituto di credito nella bufera, Paolo Fiorentino
Banca Progetto “non è commissariata” e “tutte le sue funzioni sono operative”. Lo ha rimarcato ieri pomeriggio l’amministratore delegato Paolo Fiorentino (nella foto), in una conferenza stampa in seguito all’indagine avviata dalla Procura di Milano, “che non riguarda la banca”. Parole che cerca di rassicurare ma rassicurano ben poco vista la rilevanza dell’inchiesta giudiziaria e la decisione dei magistrati. Anche perché dietro i prestiti di Banca Progetto ci sono le garanzie statali del Mediocredito centrale (gruppo Invitalia, controllato dal ministero dell’Economia.
Ecco i dettagli sull‘intervento della magistratura e le parole del vertice di Banca Progetto.
La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per Banca Progetto, specializzata nei servizi per le piccole e medie imprese italiane e per la clientela privata, per aver concesso finanziamenti a società legate alla ‘ndrangheta per oltre 10 milioni di euro.
LA NOVITA’ VISTA DAL SOLE 24 ORE
“È un fatto sui generis che un provvedimento preventivo scatti prima ancora che le indagini della Procura e del nucleo Pef della Guardia di finanza di Milano siano terminate – ha sottolineato il quotidiano Il Sole 24 ore – Ma stavolta la gravità della vicenda ha imposto una misura urgente, visto che sono già emerse con evidenza, secondo gli investigatori, almeno 12 aziende finanziate con almeno 10 milioni. Un canale aperto con le associazioni criminali dunque, secondo il Tribunale, che andava immediatamente interrotto”.
I NOMI IN BALLO
Sotto la lente il ruolo di Maurizio Ponzoni, a cui facevano capo tutte le società messe sotto la lente dalla Dda, che nel 2023 aveva già patteggiato per reati di bancarotta fraudolenta, e del suo socio Enrico Barone, condannato a 11 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta con l’aggravante di metodo mafioso, ha scritto il quotidiano confindustriale.
IL NODO DELLE GARANZIE STATALI DI MCC-INVITALIA
Ponzoni, con facilità, ritiene il Tribunale, è riuscito ad accedere a finanziamenti per attività coperte perlopiù da garanzie statali (del Mediocredito centrale-Invitalia), senza che fossero mossi rilievi. Denaro peraltro «distrato dalla sua primaria finalità per essere cannibalizzato dalla compagine criminale che ha ricavato ingenti guadagni». Per questo i giudici ritengono che ci sia «un modus operandi dell’istituto di credito opaco e discutibile che di fatto ha integralmente trasferito il rischio di insolvenza – in concreto verificatosi – sullo Stato».
CHE COSA DICE IL DECRETO
La concessione «di detti finanziamenti», si legge nel decreto pubblicato dal Sole 24 ore, «sarebbe avvenuta attraverso una gestione superficiale e sprovveduta da parte dell’istituto di credito che avrebbe totalmente abdicato le basilari procedure relative all’istruttoria dei finanziamenti, svalutando i rischi di credito, l’adeguata verifica della clientela e delle informazioni ad essa relative addirittura, in ciò perseverando nonostante gli accessi ispettivi e i rilievi mossi da Banca d’Italia tra il novembre 2021 e il febbraio 2022…». Erogazioni che «hanno palesato l’assoluta inadeguatezza dell’intera filiera bancaria che ha abdicato o totalmente pretermesso le minime regole di diligenza e prudenza che disciplinano i rapporti finanziari di qualsivoglia natura e genere». Peraltro lo ha ammesso lo steso Ponzoni ai magistrati: sarebbe bastata una semplice ricerca da fonte aperta per sapere chi fosse.
LE PAROLE DEL PROCURATORE DI MILANO
La «disamina» dei fascicoli bancari «ha consentito di appurare — sottolinea il procuratore di Milano Marcello Viola — come l’intermediario, spesso eludendo i principi della normativa antiriciclaggio, abbia erogato finanziamenti assistiti da garanzia statale in favore di società pienamente inserite all’interno di dinamiche criminali, in quanto oggetto della contestazione del delitto di trasferimento fraudolento di valori, in alcuni casi commessi con l’aggravante del metodo mafioso, consistito nell’agevolazione della “locale” di ’ndrangheta di Legnano-Lonate-Pozzolo», nel varesotto.
LE VICENDE DI BANCA PROGETTO
A inizio settembre il socio di Banca Progetto, Oaktree, dopo aver abbandonato l’avanzato progetto di quotazione, ha annunciato la cessione di Banca Progetto a Centerbridge. Nel corso del 2023, Banca Progetto ha sottoscritto 2,8 miliardi di euro di nuovi prestiti garantiti alle PMI (raggiungendo un saldo totale di 6,9 miliardi), generato un utile netto di 72 milioni, un patrimonio netto pari a 290 milioni, un ritorno sui fondi propri (RoE) pari a 28% e un CET1 ratio del 17,4%. Banca Progetto, guidata da Paolo Fiorentino, è nata in un momento di profonda trasformazione del settore bancario italiano (in particolare, l’istituto è nato nel 2015 dal riassetto di Banca popolare lecchese).
FIORENTINO RASSICURA SU BANCA PROGETTO
«La banca non è commissariata: il board, l’amministratore delegato e tutte le strutture manageriali all’interno della banca sono pienamente operative», ha tenuto a sottolineare ieri l’amministratore delegato di Banca Progetto, Paolo Fiorentino. «Né la banca, né i suoi esponenti e dipendenti, sono oggetto di indagine», ha detto ieri Fiorentino, che ha sottolineato come «nell’ambito di un procedimento penale che non riguarda» l’istituto, il provvedimento riguarda «carenze istruttorie di 10 finanziamenti su circa 40.000 in essere». Fiorentino si è detto «stupito» di fronte alla decisione di sottoporre la banca all’amministrazione giudiziaria: un istituto mai utilizzato in Italia per una banca, che prevede la messa sotto tutela dell’istituto sul fronte dei crediti tramite la nomina di una figura di fiducia della Procura (Donato Maria Pezzuto), cui toccherà monitorare i relativi processi e presidi di controllo, presenziando ai Cda, per poi relazionare i giudici sullo stato dell’arte. Quali saranno gli esiti di questa verifica lo si saprà il 25 febbraio, quando il Tribunale deciderà se prorogare (o meno) la misura. «E’ un provvedimento che non mi piace ma che dovrò rispettare», dice il manager.
Ma Fiorentino tiene anche a sottolineare di aver fatto quanto possibile in termini di controlli. «Siamo spiacevolmente coinvolti ma non siamo un ufficio di Polizia nè la Finanza – dice Fiorentino – Facciamo tutti i controlli possibili delle banche dati e i nominativi, cui si fa riferimento nel documento della procura di Milano, non sono nostri clienti. Non sono nella nostra anagrafe» e rispetto alla decina di pratiche oggetto di indagine da parte dei pm, «nessuno dei soggetti citati faceva riferimento a una di queste aziende».
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