Nell’intervista, Sergio Vivaldi evidenzia la crescente richiesta di sostenibilità nel settore del calcestruzzo e l’importanza della digitalizzazione per ottimizzare processi e qualità, sottolineando l’esigenza di adattarsi rapidamente alle nuove sfide del mercato.
La digitalizzazione darà validità al controllo e aumenterà la qualità del calcestruzzo
Andrea Dari:
Qual è, secondo te, l’informazione più significativa che è emersa dall’evento?
Sergio Vivaldi:
Per il produttore di calcestruzzo è un momento di forte fermento. C’è una crescente domanda da parte degli stakeholders di misurare la sostenibilità dei calcestruzzi. In Associazione stiamo cercando di affermare il concetto di durabilità delle opere nel tempo come prima declinazione del concetto di sostenibilità e lavorando a una PdR in ambito UNI per porre chi progetta un’opera nella condizione di scegliere il miglior materiale da costruzione per la realizzazione delle strutture, sia in termini di impatto che di performance, così da individuare il prodotto più appropriato per una singola struttura o progetto.
Ne conseguirà una richiesta sempre più crescente di EPD per misurare la sostenibilità. Questo obbligherà il produttore a strutturarsi per dare le informazioni in tempi veloci ma, in realtà, tutti hanno sottovalutato la portata di quello che sta per arrivare in termini di carichi di lavoro. Siccome le informazioni dovranno girare in maniera veloce la digitalizzazione dei flussi sarà un percorso obbligatorio, in un settore che è ancora fortemente legato al cartaceo. La digitalizzazione investirà anche lo scambio dei documenti che regola la sicurezza nei cantieri.
Per digitalizzazione si intende anche l’adozione di automazioni di impianto sempre più evolute in grado di garantire la qualità del calcestruzzo fino allo scarico e, forse, consentendo durante il trasporto l’eventuale retempering con nuovi additivi performanti. La confusione che ancora oggi si genera durante la fase di controllo del calcestruzzo in cantiere passerà attraverso flussi digitalizzati e georeferenziati.
Questo darà validità al controllo e aumenterà la qualità del calcestruzzo e, inoltre, avendo certezza delle responsabilità dei vari soggetti convolti sarà più veloce risolvere le eventuali non conformità. Il BIM dovrà essere conosciuto anche da chi produce calcestruzzo, non certo dal punto di vista di come si utilizza un CAD ma inteso come mezzo per veicolare velocemente le informazioni richieste dal progettista. Chi non farà circolare velocemente le informazioni rischierà di rimanere indietro.
Andrea Dari:
C’è stato un momento specifico durante l’evento in cui si è riscontrato un consenso unanime o, al contrario, un forte disaccordo su un tema cruciale? Qual era l’argomento in questione?
Sergio Vivaldi:
La digitalizzazione è stato un tema di convergenza anche grazie ad esempi citati dal Prof. Biasioli riguardo ad alcune esperienze europee. Non mi sembra di aver notato argomenti oggetto di disaccordo da parte del tavolo.
Andrea Dari:
L’esperienza della regolamentazione del calcestruzzo fibrorinforzato, che ha richiesto due revisioni e cinque anni per sviluppare un modello focalizzato più sulla certificazione dei processi che dei prodotti, potrebbe essere un esempio da applicare in altri ambiti?
Sergio Vivaldi:
Sicuramente si, credo che per i fibrorinforzati gli intenti siano stati lodevoli dall’inizio ma, forse, si è sottovalutato il punto di vista del mercato dando precedenza agli aspetti propriamente ingegneristici legati al materiale.
Andrea Dari:
Come rappresentante alla Tavola Rotonda per ATECAP ti ritieni soddisfatto di quanto emerso nella discussione? ci sono aspetti che avresti voluto trattare ma ne è mancato il tempo?
Sergio Vivaldi:
Ho assistito anche da spettatore ad altre tavole rotonde e ritengo che sia la formula migliore per mettere in contatto tutta la filiera, a partire dalle istituzioni, adesso focalizzate di più sulle esigenze del mercato, ai progettisti/imprese fino ad arrivare ai fabbricanti.
Andrea Dari:
L’evento ha adottato un format particolarmente innovativo. Ritieni che abbia funzionato? Se sì, per quali motivi?
Sergio Vivaldi:
Sicuramente l’ambiente informale aiuta di più le persone ad esprimere i propri concetti e, allo stesso modo, rende più facile il confronto facendo scaturire lo sviluppo di nuove tematiche.
Andrea Dari:
Qual è il tuo giudizio complessivo sull’edizione di quest’anno del SAIE?
Sergio Vivaldi:
Ho avuto la sensazione che sia stata una manifestazione improntata sulle esigenze reali del mercato fornendo, inoltre, indicazioni sulle sfide che il settore dovrà affrontare.
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